Lasciati ispirare
Scopri i migliori esploratori, divulgatori scientifici, scrittori e giornalisti che incarnano perfettamente la missione di Turisanda e che hanno voluto raccontare cosa significa per loro esplorare il nostro pianeta e scoprire tutto ciò che lo rende straordinario. Riconoscere una parte di se stessi guardando fuori da un finestrino, perdersi nelle parole di una lingua sconosciuta o nei suoni della natura, scoprire sapori moderni e storie millenarie che in qualche modo parlano ancora di noi: nelle loro parole il viaggio è questo e anche molto altro.
Ci sono luoghi in cui le coordinate spaziali e quelle temporali si mescolano, luoghi che non possono essere separati dal passato che conservano e tramandano. Nelle radici più antiche della nostra società si nascondono chiavi di lettura che ci aiutano a comprendere meglio il mondo di oggi. La cultura Egizia è una di queste. Il viaggio alla scoperta di questa civiltà straordinaria, della sua terra e dei tesori che ci ha lasciato inizia da qui: dalle parole di Christian Greco, Egittologo e Direttore del Museo Egizio di Torino.
“Non passa anno in cui io non torni in Egitto, paese in cui ho scoperto la mia vocazione di archeologo ed egittologo. È stato proprio un viaggio a farmi innamorare dell’Egitto, la cui storia e i cui reperti archeologici sono ormai la mia vita. Il Museo Egizio, che ho l’onere e l’onore di dirigere a Torino, costituisce una sorte di ponte tra le due sponde del Mediterraneo. Quotidianamente non solo creiamo “connessioni” con il passato, ma custodiamo la memoria collettiva di un antico popolo, che ancora oggi parla all’uomo moderno.”
"Indietro nel TEMPO per RITROVARCI"
Christian GRECO
Ci sono luoghi in cui le coordinate spaziali e quelle temporali si mescolano, luoghi che non possono essere separati dal passato che conservano e tramandano. Nelle radici più antiche della nostra società si nascondono chiavi di lettura che ci aiutano a comprendere meglio il mondo di oggi. La cultura Egizia è una di queste. Il viaggio alla scoperta di questa civiltà straordinaria, della sua terra e dei tesori che ci ha lasciato inizia da qui: dalle parole di Christian Greco, Egittologo e Direttore del Museo Egizio di Torino.
“Non passa anno in cui io non torni in Egitto, paese in cui ho scoperto la mia vocazione di archeologo ed egittologo. È stato proprio un viaggio a farmi innamorare dell’Egitto, la cui storia e i cui reperti archeologici sono ormai la mia vita. Il Museo Egizio, che ho l’onere e l’onore di dirigere a Torino, costituisce una sorte di ponte tra le due sponde del Mediterraneo. Quotidianamente non solo creiamo “connessioni” con il passato, ma custodiamo la memoria collettiva di un antico popolo, che ancora oggi parla all’uomo moderno.”
Ascolta il racconto sull’Egitto dalla viva voce di Christian Greco.
Nelle radici più antiche della nostra società si nascondono chiavi di lettura che ci aiutano a comprendere meglio il mondo di oggi. La cultura Egizia – con i siti archeologici e i Musei che oggi ci consentono di conoscerla – è una di queste. Il viaggio alla scoperta di questa civiltà straordinaria, della sua terra e dei tesori che ci ha lasciato inizia da qui: dalle parole di Christian Greco, Egittologo e Direttore del Museo Egizio di Torino. “È stato proprio un viaggio a farmi innamorare dell’Egitto, la cui storia e i cui reperti archeologici sono ormai la mia vita.” racconta Christian Greco. “Il Museo Egizio costituisce una sorte di ponte tra le due sponde del Mediterraneo. Quotidianamente non solo creiamo “connessioni” con il passato, ma custodiamo la memoria collettiva di un antico popolo, che ancora oggi parla all’uomo moderno.”
"Quando da molto piccoli ci raccontavano una storia, la nostra mente viaggiava. Quando abbiamo imparato a camminare. Quando abbiamo letto I Viaggi di Gulliver o visto Alice nel Paese delle Meraviglie, stavamo viaggiando. Oggi, quando da adulti prenotiamo un biglietto per partire, quando vediamo le fotografie di un luogo e pensiamo che un giorno ci piacerebbe andarci, ogni volta che incontriamo una realtà diversa da quella delle sette del mattino mentre in cucina ci prepariamo il caffè… non stiamo facendo altro che replicare quel primo viaggio, immaginandoci vivere."
Lo confermano studi e articoli scientifici: viaggiare cura la mente. Secondo gli autori, questo accade perché partire ci permette di sviluppare competenze emotive e comportamentali, di uscire dalla routine anteponendo il gusto del piacere al dovere, di guardare la nostra vita a distanza, consolati dal fatto che esista qualcosa di molto più grande di noi che ci accoglierà in ogni caso e favorendo un punto di osservazione differente, più creativo. Sono d’accordo, naturalmente. Eppure non posso non pensare a come - io credo - viaggiare contenga in sé una fondamentale contraddizione - come ogni oggetto d’amore. È vero, ci porta Altrove. Ma ancor di più, partire ci riporta dove già siamo stati: dove eravamo bambini e ogni cosa era da imparare, e stavamo così bene da volerla ripetere ancora e ancora, all’infinito.
"VIAGGIAMO, sempre"
Stefania ANDREOLI
"Quando da molto piccoli ci raccontavano una storia, la nostra mente viaggiava. Quando abbiamo imparato a camminare. Quando abbiamo letto I Viaggi di Gulliver o visto Alice nel Paese delle Meraviglie, stavamo viaggiando. Oggi, quando da adulti prenotiamo un biglietto per partire, quando vediamo le fotografie di un luogo e pensiamo che un giorno ci piacerebbe andarci, ogni volta che incontriamo una realtà diversa da quella delle sette del mattino mentre in cucina ci prepariamo il caffè… non stiamo facendo altro che replicare quel primo viaggio, immaginandoci vivere.
Lo confermano studi e articoli scientifici: viaggiare cura la mente. Secondo gli autori, questo accade perché partire ci permette di sviluppare competenze emotive e comportamentali, di uscire dalla routine anteponendo il gusto del piacere al dovere, di guardare la nostra vita a distanza, consolati dal fatto che esista qualcosa di molto più grande di noi che ci accoglierà in ogni caso e favorendo un punto di osservazione differente, più creativo. Sono d’accordo, naturalmente. Eppure non posso non pensare a come - io credo - viaggiare contenga in sé una fondamentale contraddizione - come ogni oggetto d’amore. È vero, ci porta Altrove. Ma ancor di più, partire ci riporta dove già siamo stati: dove eravamo bambini e ogni cosa era da imparare, e stavamo così bene da volerla ripetere ancora e ancora, all’infinito."
"Esiste ancora un senso del viaggio quando oggi, al mondo, si spostano per turismo quasi un miliardo e mezzo di persone e, giustamente, tutte vogliono andare nei luoghi ritenuti universalmente più belli rischiando di affollarli all’inverosimile? Non riusciremo a uscire dall’alienazione di un turismo di massa condizionato dalle immagini da incamerare e, addirittura, da postare su un social, se non ricominciamo a viaggiare come da sempre fanno i sapiens. Mettiamoci allora nei panni di uno dei nostri arcaici antenati e ricordiamoci che quello che conta non è solo la meta, ma soprattutto il viaggio. Quello sarà il segreto per recuperare una dimensione avventurosa, di scoperta e ricerca interiore, di percorso culturale e di grande bellezza.
Noi siamo una specie in cammino perenne da quando siamo comparsi sul palcoscenico del mondo naturale e abbiamo colonizzato territori, costruito città e creato paesaggi. E questo è il senso del viaggio degli umani ancora oggi: riprendere un cammino continuamente interrotto. Ma i sapiens non sono solo viandanti alla ricerca di sé stessi e dei limiti del mondo, sono anche formidabili minatori, decifratori degli strati di cui la Terra stessa è costituita. Viaggiare perciò significa anche sfogliare ogni singolo strato, esaminare ciascun livello alla ricerca di una profondità che dipenderà dalla nostra voglia e dalla nostra curiosità e che sarà la nostra vera meta."
"SAPIENS, VIAGGIATORI dello SPAZIO e del TEMPO"
Mario TOZZI
"Esiste ancora un senso del viaggio quando oggi, al mondo, si spostano per turismo quasi un miliardo e mezzo di persone e, giustamente, tutte vogliono andare nei luoghi ritenuti universalmente più belli rischiando di affollarli all’inverosimile? Non riusciremo a uscire dall’alienazione di un turismo di massa condizionato dalle immagini da incamerare e, addirittura, da postare su un social, se non ricominciamo a viaggiare come da sempre fanno i sapiens. Mettiamoci allora nei panni di uno dei nostri arcaici antenati e ricordiamoci che quello che conta non è solo la meta, ma soprattutto il viaggio. Quello sarà il segreto per recuperare una dimensione avventurosa, di scoperta e ricerca interiore, di percorso culturale e di grande bellezza.
Noi siamo una specie in cammino perenne da quando siamo comparsi sul palcoscenico del mondo naturale e abbiamo colonizzato territori, costruito città e creato paesaggi. E questo è il senso del viaggio degli umani ancora oggi: riprendere un cammino continuamente interrotto. Ma i sapiens non sono solo viandanti alla ricerca di sé stessi e dei limiti del mondo, sono anche formidabili minatori, decifratori degli strati di cui la Terra stessa è costituita. Viaggiare perciò significa anche sfogliare ogni singolo strato, esaminare ciascun livello alla ricerca di una profondità che dipenderà dalla nostra voglia e dalla nostra curiosità e che sarà la nostra vera meta."
"Alcuni anni fa viaggiavo in mezzo al deserto del Ténéré alla ricerca dei camion pieni di migranti che attraversavano questa regione per raggiungere il Mediterraneo e poi l’Europa. Era notte fonda e l’autista, un signore tuareg con un grosso turbante bianco, continuava a scrutare il cielo per orientarsi con le stelle. Ogni tanto, però, l’uomo fermava il veicolo in mezzo al nulla, infilava la mano nella sabbia e la strofinava sui polpastrelli. All’inizio avevo pensato lo facesse per pulire le dita da una sostanza sporca che non veniva via. Ma poi ho deciso di non dare nulla per scontato. “Cosa fa esattamente?” ho domandato. “Sento la consistenza della sabbia. Quando le stelle non ti bastano, è la sabbia a dirti in che punto del deserto ti trovi”. Di tutta quella lunga e intensa esperienza questa scena è il ricordo più vivido che mi porto dentro.
Spesso ci illudiamo che servano gli occhi per dare il senso a un viaggio. Non è così. Il vero esploratore viaggia con la bocca e con le orecchie. Senza parole in forma di domanda e di risposta, le rocce, le piante, le acque, le steppe, le montagne, la sabbia e gli esseri viventi che ci vivono sopra, dentro o attorno, sarebbero un lungo e noioso film muto. Non sono le gambe a portarci in giro per il mondo. È la nostra curiosità. Si può viaggiare anche da fermi. Stando seduti al tavolo di una qualsiasi taverna con gli occhi chiusi e magari una buona bottiglia di rakija."
"Di ASCOLTO e di PAROLE"
Pablo TRINCIA
"Alcuni anni fa viaggiavo in mezzo al deserto del Ténéré alla ricerca dei camion pieni di migranti che attraversavano questa regione per raggiungere il Mediterraneo e poi l’Europa. Era notte fonda e l’autista, un signore tuareg con un grosso turbante bianco, continuava a scrutare il cielo per orientarsi con le stelle. Ogni tanto, però, l’uomo fermava il veicolo in mezzo al nulla, infilava la mano nella sabbia e la strofinava sui polpastrelli. All’inizio avevo pensato lo facesse per pulire le dita da una sostanza sporca che non veniva via. Ma poi ho deciso di non dare nulla per scontato. “Cosa fa esattamente?” ho domandato. “Sento la consistenza della sabbia. Quando le stelle non ti bastano, è la sabbia a dirti in che punto del deserto ti trovi”. Di tutta quella lunga e intensa esperienza questa scena è il ricordo più vivido che mi porto dentro.
Spesso ci illudiamo che servano gli occhi per dare il senso a un viaggio. Non è così. Il vero esploratore viaggia con la bocca e con le orecchie. Senza parole in forma di domanda e di risposta, le rocce, le piante, le acque, le steppe, le montagne, la sabbia e gli esseri viventi che ci vivono sopra, dentro o attorno, sarebbero un lungo e noioso film muto. Non sono le gambe a portarci in giro per il mondo. È la nostra curiosità. Si può viaggiare anche da fermi. Stando seduti al tavolo di una qualsiasi taverna con gli occhi chiusi e magari una buona bottiglia di rakija."
"Il viaggio mi ha sempre elettrizzata, facendomi sentire viva e parte di un mondo magico, tutto da esplorare. Sono felice quando ho la valigia e i biglietti pronti e sto partendo, ma anche già quando inizio a studiare una nuova meta. Quando posso immaginarmi nel luogo scelto, il cuore comincia a battere a un ritmo diverso. L’attesa fa parte del viaggio, ed è bellissima.
Forse questa passione è iniziata quando ero bambina; con mio padre sedevamo su una panchina nel grande magazzino di Stoccolma e guardavamo i turisti, inventando storie sulla loro vita. Con la mamma viaggiavamo per davvero; in tutto il mondo.
Mi piace viaggiare portando con me solo l’essenziale. Mi basta il bagaglio a mano perché, per me, il viaggio è soprattutto libertà e leggerezza, quando per un po’ lasci la quotidianità alle spalle e sbarchi in un nuovo mondo fatto di suoni, odori e sapori diversi. Voglio riempire gli occhi, la testa e il cuore di impressioni nuove. Ecco di cosa riempio il mio bagaglio, di emozioni. Mi piace pensare di arrivare in punta di piedi in un luogo nuovo, rispettando il posto e le persone, la natura e la biodiversità. “Viaggiando alla scoperta dei paesi troverai il continente in te stesso” recita un proverbio indiano, e sono proprio d’accordo. Non esiste nulla come il viaggio per sentirsi davvero vivi, completi e sì, felici."
"VIAGGIARE per sentirmi VIVA, COMPLETA e FELICE."
Filippa LAGERBÄCK
"Il viaggio mi ha sempre elettrizzata, facendomi sentire viva e parte di un mondo magico, tutto da esplorare. Sono felice quando ho la valigia e i biglietti pronti e sto partendo, ma anche già quando inizio a studiare una nuova meta. Quando posso immaginarmi nel luogo scelto, il cuore comincia a battere a un ritmo diverso. L’attesa fa parte del viaggio, ed è bellissima.
Forse questa passione è iniziata quando ero bambina; con mio padre sedevamo su una panchina nel grande magazzino di Stoccolma e guardavamo i turisti, inventando storie sulla loro vita. Con la mamma viaggiavamo per davvero; in tutto il mondo.
Mi piace viaggiare portando con me solo l’essenziale. Mi basta il bagaglio a mano perché, per me, il viaggio è soprattutto libertà e leggerezza, quando per un po’ lasci la quotidianità alle spalle e sbarchi in un nuovo mondo fatto di suoni, odori e sapori diversi. Voglio riempire gli occhi, la testa e il cuore di impressioni nuove. Ecco di cosa riempio il mio bagaglio, di emozioni. Mi piace pensare di arrivare in punta di piedi in un luogo nuovo, rispettando il posto e le persone, la natura e la biodiversità. “Viaggiando alla scoperta dei paesi troverai il continente in te stesso” recita un proverbio indiano, e sono proprio d’accordo. Non esiste nulla come il viaggio per sentirsi davvero vivi, completi e sì, felici."